giovedì 28 gennaio 2010

..::: Corriere per iPhone: una case history :::..


Il festival delle applicazioni riguardante la stampa nazionale è una recente innovazione del tanto amato ed odiato AppStore. Prima a varcare la soglia, e a lanciarsi come testata più innovativa del settore informativo on-line fu "La Repubblica".

Il posizionamento e le scelte strategiche del quotidiano, che già muovevano in questa direzione da tempo, soprattutto attraverso gli e-book reader, portarono al lancio dell'applicazione mobile per iPhone. Il programma, oltre a permettere di leggere comodamente sul proprio Melafonino le news che erano altresì acquistabili in cartaceo, consentiva l'accesso a tutti gli inserti, prevedeva la possibilità di seguire in diretta gli eventi sportivi e consultare il servizio meteo. Tutto questo al magico costo di qualche piccolo spot all'interno dell'applicazione.

Il pricing fu, forse, dettato dalla concorrenza che ai tempi era unicamente Made in USA. Il New York Times infatti offriva un'applicazione simile a quella di Repubblica - anche se un po' meglio strutturata - al prezzo di 0€ (IVA inclusa).

Chiaramente la situazione sul mercato Italiano era in espansione, la domanda di alternative, magari meno (o più) faziose, lasciava ampio spazio di entrata a nuovi competitors che non tardarono quindi ad arrivare. Ma mentre il gregge di pecore armate di picconi, galoppava verso le presunte miniere d'oro di utenti iPhone, la RCS decise di entrare sul mercato con un concept diverso.

Le applicazioni del Corriere della Sera, e della gazzetta dello sport, nonostante non portassero innovazioni dal punto di vista "user experience" ne mostravano altre dal punto di vista del pricing. Il "contributo" dovuto all'azienda per l'utilizzo dell'applicazione fu fissato a 2,39€, ponendo così gli utenti di fronte ad una prima scelta: informazione completamente o parzialmente gratuita?

La scelta del consumatore diciamo che poteva anche essere poco significativa dato che facendo due conti, spendere 2,39€ per avere un programma che ti consente "per sempre" di leggere in modo facile e completo un giornale che nel mondo fisico paghi tra 1€ e 1,50€ al giorno, a prima, e anche a seconda, vista sembra un'ottimo affare.

La cosa non passò inosservata nemmeno a quelli di repubblica.it che dopo poco ritirarono la versione del programma dall'AppStore per presentarne due: una prima che replicava in tutto e per tutto l'app già esistente, al magico prezzo di 2,39€ (Ah, quando gli economisti dicono che la concorrenza spinge i prezzi a ribasso) e una seconda, gratuita, che dava accesso a pochi contenuti escludendo, ovviamente, le notizie del giornale.

Ma torniamo al Corriere. Visto il potenziale di mercato iPhone, i vertici decisero che la gallina non aveva ancora partorito sufficienti uova d'oro. Decisero quindi di modificare la descrizione all'interno dello Store Apple, avvisando gli utenti che a partire dal mese di Novembre (poi divenuto Dicembre, poi Gennaio) l'applicazione si sarebbe basata su una metodologia ad abbonamento attraverso un servizio proprio del negozio virtuale chiamato "In-App Purchase" che consente l'acquisto di espansioni per il programma madre, nel nostro caso l'abbonamento (mensile, trimestrale o annuale).

Passano i mesi e arriva gennaio. La RCS emette un'update per le applicazioni Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport inserendo nella descrizione nuove funzionalità e servizi per migliorare l'informazione. Nella realtà l'update serviva a modificare l'applicativo in modo che potesse verificare il pagamento del canone per il servizio.


RCS non aveva però tenuto in considerazione una cosa molto importante: nel mondo virtuale i consumatori sono solidali tra loro, si aiutano, questo grazie alla possibilità di aggregazione offerta dalla rete. Nel mondo reale sarebbero stati singoli consumatori insoddisfatti di avere acquistato un prodotto, che al tempo x era gratuito, ed ora non lo è più. La cosa sarebbe finita lì. Online invece questa situazione può pesare incredibilmente sulla brand equity ma soprattutto sui guadagni futuri.

Gli utenti, di fatto, non si arrabiarono tanto per il fatto che si dovesse pagare per leggere il giornale, chiunque di noi sarebbe ben contento di pagare 4€/mese contro i 30€ che dovrebbe spendere per la versione cartacea, quanto per il fatto che le stesse notizie fossero accessibili dal sito on-line gratuitamente.

Concretamente il tutto si mostrò sotto forma di giudizi negativi sull'applicazione (metodo di feedback presente all'interno del negozio virtuale) che descrivevano i sentimenti di frustrazione degli utenti. La scelta dell'azienda fu quella di inserire dei commenti positivi cercando di rialzare il rating e provando, forse e senza risultati, a convincere i potenziali consumatori che "l'informazione di qualità" (come scritto da loro stessi) si paga.

I risultati ad oggi sono stati quello di uno sprofondamento del rating da 4 stelle a 1 e 1/2 nel giro di qualche giorno e una marea di consumatori arrabbiati perché si sentono truffati da una società che ritenevano seria.

Ad oggi è difficile prevedere come potranno proseguire le cose, se gli utenti si arrenderanno a pagare, o semplicemente a cancellare l'applicazione dal proprio smartphone, se l'azienda continuerà a perseguire questa discriminazione di prezzo o se invece tornerà sui suoi passi... Insomma, come si dice spesso in queste occasioni, ai posteri l'ardua sentenza.

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