Partiamo dal fatto che non vedo cosa possa esserci di male a chiedere a delle persone che vagano come fantasmi sul nostro territorio nazionale di essere un minimo riconoscibili e potenzialmente rintracciabili. Il fulcro del discorso è che è una "violazione dei diritti umani" esigere le impronte digitali e che sarebbe fortemente discriminativo nei loro confronti.
A chi parla di "violazione dei diritti umani" riderei semplicemente in faccia. In primo luogo perché non stiamo chiedendo un dito da mettere in salamoia, ma semplicemente di intingere la medesima estremità nell'inchiostro e di "firmare" su un pezzo di carta con un codice univoco e difficilmente riproducibile, ovvero la propria impronta digitale.
A chi invece parla di discriminazione, lo inviterei ad aprire la propria carta di identità, sempre che ce l'abbia, e, nella pagina destra, andare a leggere cosa c'è scritto sotto la propria fotografia.
"Impronta del dito indice della mano destra".
Questo vuole dire che anche NOI, cittadini Italiani, dovremmo almeno per legge depositare le nostre impronte digitali. Che poi questo non venga applicato per i più svariati motivi è un altro fatto.
Ma è parlando soprattutto di ROM che mi chiedo qual'è la vera discriminazione.
E' maggiormente discriminante chiedere che loro conducano una vita lecita, senza che mandino bambini ai semafori o passino la loro giornata a mendicare impedendogli di fare quello che vogliono, oppure è più discriminante il fatto che a loro vengano concesse unità abitative, gas, acqua corrente, energia elettrica e il terreno su cui vivere AGGRATIS quando i comuni mortali devono aspettare e mettersi pazientemente in fila per avere una casa popolare o ad affitto calmierato.
A voi cari lettori l'ardua sentenza.
Giovanni
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