lunedì 25 agosto 2008

..::: Nome in codice: Internet. Sconosciuto di professione ::...

L’Italia ha il primato vergognoso di essere agli ultimi posti per informatizzazione. La cosa è sotto gli occhi di tutti, tutti i giorni. Basta accendere la televisione e vedere i “giornalisti” dei vari TG prendere immagini e video qua e là sulla rete, non controllarne la provenienza e spacciarli per filmati di verità assoluta. L’Italiano medio sa accendere un computer, scrivere con Word, fare un foglio di calcolo con Excel, e ascoltare la musica su windows media player, e quando gli chiedi se usa Opera o Firefox ti guarda male come se gli stessi parlando in una lingua sconosciuta.
Quando si inizia a parlare di Internet quello che ne emerge è la profonda paura che generalmente le persone ignoranti nutrono per qualcosa che non conoscono. In media una persona sa che su internet può prendere virus, che ci sono i filmati con le donne nude, che se acquista con la carta di credito gliela possono clonare. Bruno Vespa stesso, durante una sua trasmissione sulla rete pubblica disse: “Internet è un mondo assolutamente spaventoso”.
Ultima perla di saggezza, in ordine temporale, viene da i-dozer. Una notizia non ancora confermata, che, al momento, non si basa su dati scientifiche e che viene spacciata, da un colonnello dalla guardia di finanza a caccia dei suoi quindici minuti di notorietà, per l’ultima scoperta in fatto di droghe. Anche in questo caso telegiornali di varie reti pronti ad andare a prendere il primo video su youtube e a piazzarlo in primo piano in apertura. Ragazzi che si contorcono in preda a spasmi, crisi di panico e pianto.
E’ davvero così che vediamo Internet? O forse è qualcosa di più? A mio avviso Internet è un mondo nel mondo. E’ molto di più che un semplice metodo per reperire file pornografici o un deposito gratuito di virus e schifezze varie. Grazie alle nuove tecnologie il web è oggi diventato un luogo di socializzazione, dove utenti separati da migliaia di chilometri riescono a parlare di interessi comuni, condividere le proprie passioni, scrivere e pubblicare propri articoli, proprie opinioni, e nello stesso tempo informarsi sulle news che non vengono trasmesse dai canonici telegiornali, per me inutili.
Eppure l’immagine che si da della rete all’Italia è tutto l’opposto: un luogo asociale, dove si possono fare solo brutti incontri, dove “vivono” gli hacker, pronti ad assaltare il tuo computer ad ogni istante. Come possiamo quindi pensare che il web possa evolversi e diventare qualcosa di utile, magari per tutti? Le persone si stanno sempre più dividendo nelle due categorie sopra citate: quelli che ritengono internet una minaccia e chi invece ci vede grandi opportunità.
Della prima categoria penso di averne già parlato a sufficienza. Della seconda, ovvero quella di chi come me si sta accorgendo di come vanno le cose e vuole fare qualcosa per cambiarle, rientrano siti come “codice internet” di Marco Montemagno o vari blog come quello di Marco Camisani Calzolari, Pandemia (di Luca Conti), Web 2.0 Era (di Tiziano Tassi), l’Idea (di Andrea Pelfini), l’Isola del Pensiero (di Matteo Salonia). Anche se di non rilevante grandezza o con pochi accessi al giorno, ogni blog che riesce a distinguersi, che si evolve ed emerge dalla massa, è come un sassolino gettato nel mare. Per quanto sia piccola l’onda da esso generata è sempre un primo cambiamento. A chi spetta l’arduo compito di cambiare questa sfera di negatività che avvolge il web e di generare nuove increspature sull’acqua, se non proprio a quelle persone che il web lo vivono, lo sfruttano e cercano giorno dopo giorno di renderlo un posto migliore?

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